Come l’azienda classica e l’azienda lean approcciano la chiusura di un progetto.
Mi piace l’idea di approfondire un argomento di cui raramente si discute, ovvero di come solitamente i progetti sono chiusi (o distrutti).
Nell’ azienda lean, avviene in modo leggeremente diverso.
Bè tutti sappiamo che, specie nelle grandi aziende, uccidere un progetto è una chiave per mantenere in salute tutto il flusso di sviluppo.
Di fatto, però, chiudere un progetto che non porta da nessuna parte permette di liberare risorse ed introdurne di nuove, potenzialmente più efficaci.
Ho sentito dire tante volte la frase “Abbiamo un sacco di idee ma non ci sono le risorse” per poi scoprire che c’erano progetti inutili e costosi che occupavano tutte quelle risorse.
Certo, è dura chiudere un progetto e lo è altrettanto ammettere il fallimento. Affligge negativamente il morale ed aumenta la sensazione di “perdere tempo”.
Di fatto ogni progetto è il “bambino” di qualcuno, è non è mai bello farlo fuori.
Le modalità con cui le aziende chiudono (prematuramente) i progetti dipende dalla scuola di pensiero del management che tendenzialmente si riduce a due strade: “scegli il vincitore” oppure “ammazza il perdente“.
L’approccio “scegli il vincente” consiste nel selezionare pochi progetti che si suppone abbiano grandi possibilità di riuscire, quindi investirci pesantemente.
Ovviamente quando uno di questi progetti “vincenti” avanza nello sviluppo, fermalo diventa sempre più difficile.
All’opposto la strategia “chiudi il perdente” si basa sul lanciare un buon numero di progetti, seguirli con attenzione maniacale, quindi identificare quelli che quasi certamente non avranno successo e chiuderli il più rapidamente possibile.
Di primo acchito, la strategia “scegli il vincente” sembra vere più senso. Infatti, se abbiamo una solida teoria, sviluppato tecnologie avanzate e fissato alcuni dati a prova di bomba, è così difficile identificare un potenziale vincitore? E poi, non è così che si esprime tutta la nostra precedente esperienza nello sviluppo di prodotti?
Tuttavia, in un recente studio sullo sviluppo di prodotti farmaceutici, emerge che nella vita reale la strategia “chiudi il perdente” è la vera vincente.
Un gruppo di ricercatori della Boston Consulting Group ha analizzato 824 molecole in pieno sviluppo da parte di 419 aziende farmaceutiche. Di queste 842, 637 hanno fallito dalla seconda fase di test in poi, mentre 205 sono state approvate.
Per ognuna di queste sono stati individuati 18 attributi associati a collegati a successo o fallimento.
E’ emerso che il maggior numero di attributi di successo, sono comparsi nella primissima fase di test.
In altre parole, le aziende che decidono quali progetti eliminare nelle prime fasi dello sviluppo, sono molto più avvantaggiate di quelle che vanno avanti e rimandano la decisione.
Ci sono conferme che lo sviluppo di questi, ed altri prodotti, stiano sfruttando parecchio la strategia “chiudi il perdente” .
Poche settimane fa AstraZeneca , la settima più grande azienda farmaceutica al mondo, ha annuciato di aver chiuso 15 progetti di sviluppo e, dicono, che d’ora in avanti procedereanno alla verifica degli sviluppi ogni tre mesi anzichè 6.
Questo è alla base di un’ azienda Lean (o aziende Snelle), e del motto “Fail Fast, fail often” famosissimo in Silicon Valley .
L’ambiente italiano è sicuramente diverso ma il sempre più continuo utilizzo di processi cosiddetti “lean” e agile ci avvicinano più rapidamente a scegliere i progetti migliori.
Aggiungo anche il Design Thinking (è un processo che ben si amalgama a quelli già citati) applicato non solo all’urbanistica e all’architettura ma sempre più spesso alla progettazione del software e delle sue interfacce.
In questa evoluzione si sposta l’attenzione verso i bisogni, l’esperienza, ed i desideri del suo utilizzatore nell’interazione.
Il prodotto ed il suo successo sono, quindi, una conseguenza.
Un modello di iterazione di processo Lean è il seguente (via http://leanuni.com/2011/06/15/project-process-poster/):

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